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Lui & Lei

Il momento giusto è all'improvviso


di Doctor_S
23.04.2021    |    947    |    0 9.7
"Ma era come se non volessero accontentarla, come se si divertissero a non assecondare la sua impazienza..."
Il bello dell’avere a fianco una persona come Riccardo si palesava in tutte quelle circostanze in cui lei era presa dal mondo intero e lui sapeva esattamente come farglielo dimenticare. Ed ora ne avrebbe avuto proprio bisogno, presa com’era dallo stress e dalle preoccupazioni.
La giornata era calda, afosa. Il sole che lambiva i fogli sulla scrivania, portava la sua attenzione lontana dagli esami. Il pensiero al mare. La costa di Bacoli, il verde che arriva fino alla spiaggia, dove le acque calde del golfo accarezzano la sabbia e i sassi.
E invece lei era lì, alla sua scrivania seduta, con la coda che lasciava scoperto il collo.
Lui anche era lì. Le sue attenzioni lo dimostrarono. La sua presenza effuse alle sue spalle, come la lieve brezza estiva che s’insinua tra i battenti della finestra e bacia la pelle, regalando il fugace attimo di appagamento che si desidera senza saperlo. Lievi e delicate le dita sfiorarono il profilo dell'orecchio, scendendo lungo il lobo e accarezzando la nuca scoperta. Brivido. Erano decise. Sapevano. Dirette, senza tentennare, delinearono un movimento sinuoso, lento e delicato, sulla pelle del collo. Il tempo sembrava non esistere, mentre i recettori nervosi impazzivano al contatto dei polpastrelli. La mente non riusciva a gestire ciò che il corpo le diceva. Voleva che facesse presto. Voleva che ci mettesse tutta la vita. Il contrasto la poneva in un limbo nel quale lei non aveva alcun controllo. Non aveva la forza di opporsi. Non ne aveva nemmeno la volontà. Ma non le dispiaceva affatto. Scesero le dita seguendo la curva del seno, come il pennello di un artista sulla tela che non sa di diventare, di lì a poco, capolavoro. Se quelle mani avessero posseduto la grazia del Botticelli, lei era fiera di poter esserne il frutto. La sua Venere.
Le labbra. Le labbra morbide fecero il loro debutto sulla scena, distogliendo con un fremito l'attenzione dalle dita. Eccole, mentre con passione si serrano intorno al lobo. Calde, delicate, decise nella loro pressione, abbracciarono la morbidezza del suo orecchio. Piano si dischiusero, mentre la carezza del respiro lungo il collo preannunciava il loro tocco lieve su di esso. Eccole. Ancora. Il brivido che percorre rapido la schiena, mentre la lingua si pregia di assaporare la seta di cui è tessuta la sua pelle.
Prepotente la decisa presenza di quelle dita, sottili e sapienti, insinuatesi nella maglietta leggera, spostarono il gioco ai capezzoli. Rapiti dalle sensazioni, si destarono. Turbinio di percezione. Come faceva a conoscerla così bene? Come aveva fatto ad arrivare al punto da escludere completamente il proprio controllo su sé stessa? Ormai lui poteva tutto. Ormai il suo corpo non era più in grado di rispondere ai comandi della legittima proprietaria. Gli apparteneva. Un po’ come un’auto sportiva nelle mani di un vero pilota dà tutta se stessa. E lui conosceva bene il suo potenziale. Sapeva esattamente come portarla al limite. Sapeva portarla oltre, in un modo che lei non credeva possibile.
I muscoli dell’addome si contrassero e iniziarono a vibrare al suo tocco. Era il percorso diretto alle porte del piacere. Non desiderava altro che lasciarle fare. Lentamente le sfilò la maglietta, sfiorandole la pelle dei fianchi. Brivido ancora. Via, sul pavimento. Fremeva. Arsa dal desiderio era impaziente che le mani arrivassero lì dove sapevano dare il meglio di sé. Ma era come se non volessero accontentarla, come se si divertissero a non assecondare la sua impazienza. Odi et amo. Lo amava perché si faceva odiare in quel modo. Che stronzo!
Intanto quelle dannate dita avevano trovato il bottone che teneva al proprio posto gli shorts. E li avevano slacciati. Nessun impedimento. Il soffitto scomparve, gli occhi non lo videro, mentre, lievemente dischiusi, lo osservavano per via della posizione che la testa, abbandonata all'indietro, aveva assunto per non essere d’intralcio alle carezze che la lingua le riservava. Eccola, lungo la gola, salire lenta. Si fermò. Sfiorò le labbra, dischiuse in un sottile varco, ardente di desiderio mentre, affannoso, il respiro fluiva fuori da essa. La tensione ormai era insostenibile mentre la mano sfiorava il monte di venere, accarezzando di punta l’attaccatura delle grandi labbra. - Ti voglio! Ora! Continua! – pensava mentre i suoi gesti le dicevano - Si, ho capito, lo so. Lo sai che ne sono cosciente... - E mentre le labbra si serravano intorno alle sue, le dita esplorarono, decise e cariche di desiderio, ogni millimetro dentro lei. - Si, così, continua!! – Pensò. Ormai non riusciva più a contenersi. Era un lago. - Lo so. – pensò lui - Ti ho sentita nell'anima e sono qui. Sai che so. Te lo sto dando... – Ansimava, mentre le due dita ritmicamente colpivano l’esatto punto dove si concentrava il suo piacere – Come fa a saperlo?? Manco mi avesse costruita lui! – dentro e fuori, con convinzione e veemenza. Costante nel movimento, deciso e intenso. Le labbra si divisero e, senza interrompersi, lui prese a scendere lungo il collo. < Sei uno stronzo! > gli disse. Lui sorrise. Si soffermò sui capezzoli. Turgidi. Reattivi. La lingua li accarezzò. Passò da uno all’altro percorrendo con la lingua la pelle tra i seni, morbida e vellutata. Con la mano le prese il seno e chiuse le labbra attorno al capezzolo, mentre con la lingua lo stuzzicava rapidamente. I brividi si susseguirono e lei, impotente, non potè fare a meno di esserne prigioniera. Una prigione dalle pareti di cristallo, dalla quale non aveva alcuna intenzione di evadere. Lui la guardava, mentre scendeva sempre più, baciandole l’addome. Rallentò il ritmo e lentamente uscì. Le sfilò il pantaloncino e gli slip in un unico gesto, lento ma deciso. L’attesa del piacere era essa stessa piacere, ma quanto la rendeva impaziente!
Le allargò le gambe con delicatezza e iniziò a baciare il monte di venere. Poi l’inguine. L’interno della gamba. Tornò indietro e, mentre lo faceva, dischiuse le labbra e accarezzò la pelle con la punta della lingua, dirigendosi dove lei lo attendeva.
Si avvicinò alle grandi labbra, ma senza toccarle. Si diresse verso l’alto, passando sul clitoride e causandole l’ennesimo brivido. Ormai non li contava più. Prese a baciargliela, come se le grandi labbra appartenessero alla sua bocca. Con passione. Con gusto. Le catturò con le proprie labbra, le assaporò con piacere e desiderio. Con la lingua prese a sondarla. La percorse dal basso verso l’alto. Ridiscese e risalì di nuovo. Ancora. Lentamente. Di nuovo… e poi la penetrò delicatamente. Lei alzò la testa e gemette. Muovendo la punta della lingua dentro di lei, l’assaporò ancora più a fondo. Amava quel gusto che gli lasciava in bocca, era buona, ma soprattutto amava sentirla ansimare mentre lo faceva. Andò più in profondità, fin dove era in grado di andare, guardandola negli occhi. Lei gli prese la testa e lo spinse ancora più a fondo. Lui aumentò d’intensità, riempiendola.
Lentamente uscì e, senza staccarsi, iniziò a salire. Raggiunse l’attaccatura delle grandi labbra e le scostò, facendosi spazio laddove voleva arrivare. Accarezzò la punta del clitoride. Lo prese tra le labbra e lo stuzzicò con la lingua. Movimenti decisi e lunghi, la presero per mano mentre la conducevano al punto di non ritorno. Il ritmo si fece più incalzante, mentre le dita andarono di nuovo a farsi spazio dentro di lei. I due movimenti in sincrono. Dentro e fuori. Su e giù. Tra un guizzo e l’altro della lingua, le dita affondavano e viceversa, dopo ogni affondo la lingua schioccava. Il piacere era intenso. Ogni tocco lo amplificava. Sembrava non avere limite. Sempre più forte, sempre più deciso. Ad ogni tocco la portava un passo più avanti. Non sapeva se avesse potuto reggerlo, ma sapeva che lui era lì a sostenerla. Avvertì le pareti iniziare a tremare. I muscoli si contrassero. L’addome vibrava. Un picco fortissimo di piacere la pervase. Si sentì caldissima. Poi il freddo. Un altro brivido. Ultimo fremito. Le forze le mancarono. Si rilassò, lasciando cadere le braccia.
Lui si alzò, le si avvicinò e l’abbracciò. Il calore che sapeva trasmetterle non avrebbe mai potuto trovarlo altrove. In quell’abbraccio sarebbe potuta restare per sempre sentendosi a casa.
Passarono alcuni minuti senza che il tempo venisse percepito. Poi lei aprì le palpebre. Incrociò il suo sguardo, con gli occhi accesi di nuova luce < Siediti! > ordinò. Si alzò, lo prese per la camicia e lo mise al suo posto. Iniziò a baciarlo, con foga, con desiderio, con passione. Quelle labbra morbide divennero fameliche. La lingua s’insinuò con decisione nella sua bocca, a cercare la sua lingua per danzarci assieme. Uniti nella passione, gli sbottonò la camicia. Nuda, la sua pelle setosa era investita dalla luce che, privilegiata nel farlo, disegnava ombre aggraziate sulle sue forme. Bellissima. Gli si sedette in braccio e avvertì la sua erezione premere contro i pantaloncini. Quanto lo desiderava! Lui la strinse a sé prendendola per i fianchi. Quel suo tocco così particolare la faceva impazzire! Gli sbottonò i pantaloni. Si alzò e glieli sfilò decisa, con forza. Gli si mise di nuovo a cavalcioni. Con le grandi labbra prese a muoversi su di lui. Era eccitatissima. Mentre lo baciava, percorrere il suo membro con la sua intimità la faceva diventare un lago. Marmoreo. Corposo. Perfetto nella forma. Lo desiderava! Allungò l’ampiezza dell’oscillazione fino a portarlo nella giusta posizione… e si lasciò penetrare. Quanto lo adorava! Mentre affondava dentro di lei lo avvertiva in tutta la sua dimensione. La riempiva senza farle male. Era fatto esattamente per lei, quasi su misura.
Arrivò in fondo e lentamente arretrò. Con un movimento sinuoso del bacino lo portava esattamente dove desiderava, mentre le mani di Riccardo le sfioravano la schiena. Ancora brividi. Come la conosceva bene! Ancora in fondo e di nuovo indietro. Ad ogni passaggio, il glande la sfiorava in ogni punto facendola sentire completa. Il ritmo accelerò. Stretti in un bacio carico di ogni emozione, lui stringeva lei e lei stringeva lui. Con le mani serrate su quel culo stupendo, lui la guidava e la conduceva al piacere rendendo la penetrazione più profonda e decisa. Il suo membro era come se avesse una propria coscienza. Come se sapesse dove andare e come arrivarci senza mai sbagliare un colpo. E di colpi ce n’erano. Decisi. Netti. Ben distanziati, in modo da dare ai suoi recettori il tempo di percepire a pieno il piacere generato e di trasferirlo alla mente. Sembrava quasi che per una vita intera lui non avesse fatto altro. Quello era il suo mondo e lei, tra le sue mani, sapeva di non poter avere di meglio. Forse era proprio questa coscienza a darle ancora più piacere, incontentabile quale era. L’aumentare del ritmo la riportò alla splendida realtà. Ansimava, urlando di piacere . Lui era concentrato. Ne faceva una questione di principio. Doveva portarla allo sfinimento! La sollevò, ancora dentro di lei, e la stese sulla scrivania. Le prese i fianchi e lei cinse i suoi con le gambe.
Andò a fondo come se la odiasse. Come se dall’altra parte ci fosse una parete da abbattere. Sempre più forte, sempre più a fondo. urlò ancora lei. Dentro e fuori, dentro e fuori. Ancora e ancora. Colpi su colpi. Fino in fondo. Il suo corpo non era più in grado di reagire. Ogni muscolo in tensione, mentre il calore si diffondeva ovunque. Quanto era bello, cazzo!
Lui si sganciò dalla presa, la tirò al limite del bordo e le portò le gambe all’indietro. Serrò le mani attorno alle caviglie. Fu l’inizio della fine. L’ultimo atto di una guerra impari, nella quale lei era entusiasta di uscirne sconfitta. Colpo netto. Pausa. Affondo. Respiro. Affondo. Colpo . Affondo. Ancora colpo e ancora e ancora. Aveva più spazio per muoversi. Aveva un’ampiezza maggiore e la sfruttò tutta per farle sentire l’impeto che l’avrebbe battuta. Aumentò di nuovo il ritmo. Velocemente la penetrava a fondo, senza ormai permetterle di distinguere l’inizio o la fine del movimento. Le urla riempivano l’aria. La testa sollevata a guardarlo negli occhi. La bocca spalancata e lo sguardo sgomento. Lo sentiva! Devastante! Ancora un colpo. E un altro. E un altro ancora. Iniziò a tremare dovunque. Iniziò a percepire un calore intenso. Il sangue defluì dalle mani e dai piedi. Si tese completamente e, in una serie quasi infinita di spasmi irrefrenabili, arrivò, urlando fin quasi a perdere la voce. Lui rallentò, senza fermarsi, aiutandola a percepirlo ancora di più. Poi lei si rilassò, poggiò la testa sulla scrivania e lasciò andare le gambe come peso morto.
Riccardo si protese su di lei, le baciò la guancia e si adagiò col volto nell’incavo del collo. Quello era il suo posto nel mondo.
Rimasero lì, ancora uniti, a godere dell’essere assieme. Forse era quella la parte più bella di tutte. La vera essenza della passione.
Il tempo passò senza che se ne accorgessero. Lei si destò. Lo accarezzò e gli sussurrò all’orecchio < Non è giusto che ce ne sia solo per me…>. Delicatamente lo scostò. Lui si rimise in piedi. Lei si alzò, lo guardò dritto negli occhi e s’inginocchiò ai suoi piedi.
Prese il suo membro con una mano ed iniziò a baciarne la base. Con delicatezza. Con passione.
Con le labbra abbracciò i testicoli, mentre la lingua li accarezzava. Intanto la mano, stretta attorno a lui, andava su e giù lentamente. La lingua avanzò lungo il proprio percorso, fino alla punta del glande, leccandolo come fosse cosparso di miele. Avida. Le labbra, divine nella loro morbidezza, attorniarono la punta e, piano, si dischiusero ad accoglierlo. Lentamente gli fece spazio dentro se, facendolo affondare nella propria gola e chiudendo le labbra alla sua base. Lentamente retrocesse, per poi tornare ad accoglierlo. Avanti e indietro, dentro e fuori. Ancora e ancora. Più veloce. Fino in fondo. Lui le prese la testa fra le mani e l’accompagnò nel movimento. Dentro e fuori. Amava dargli tutto ciò. Le piaceva come lui la guardava. Dentro e fuori. Finchè lui non la bloccò. Lei lo spinse ancora più in fondo e lo sentì. Le esplose dentro, tra fremiti e contrazioni. Le piaceva sentirlo scendere, caldo e denso, lungo la trachea. La soddisfaceva perché era un gesto di forte complicità ed intimità. E tra loro ce n’era in abbondanza. Con l’ultimo spasmo, lui si rilassò. Lei delicatamente lo fece uscire e, con la punta della lingua, terminò la sua opera sul suo glande. le disse. < Anch’io!>. Se fosse potuto essere per sempre…
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